L'altopiano tibetano, situato tra India e Cina, ha subito le influenze delle due grandi civiltà vicine, pur rimanendo per lunghi periodi in un totale isolamento. Per molti secoli il popolo tibetano, - gente dedita alla pastorizia e ad una modesta agricoltura - non sembrano aver avuto esistenza diversa da quella dei nomadi delle regioni marginali della Cina. Soltanto all’inizio del VII secolo il grande sovrano tibetano Sron Tsan Gampo cercò di dare al paese una civiltà più avanzata, cominciando col ridurre l’arretratezza caratteristica. Poco dopo avvenne l’introduzione del buddismo e iniziarono a formarsi molti monasteri che detenevano tutto il potere economico e politico.
Fondamentale nella storia del Lamaismo, cioè del buddismo tibetano, fu la serie di riforme religiose che diedero forma stabile al sistema delle successioni del massimo detentore del potere politico e religioso: il Dalai Lama. I Tibetani contesi dal potere cinese, instaurato agli inizi del secolo XVIII, e dalle forze britanniche insediate in India, nel 1914 accettarono una vasta e profonda modifica dei confini a favore dell’Impero Britannico dell’India.
L'affermazione del potere cinese avvenne in misura più marcata e violenta dopo la creazione della Repubblica Popolare Cinese, inizialmente con la conquista militare seguita da un accordo con il Dalai Lama nel 1954, che riconosceva il potere cinese sul Tibet, e infine con la repressione di una rivolta anticomunista diretta dalla corte del Dalai Lama il 10 Marzo 1959. Il risentimento dei tibetani, dal 1950 sotto il giogo della repressione cinese, sfociò in una aperta rivolta popolare. L’esercito di Pechino stroncò la rivolta nel sangue: 87.000 civili tibetani furono uccisi e migliaia furono incarcerati. Il Dalai Lama fu costretto a lasciare il Tibet e chiese asilo politico in India. Chiuso fra montagne che hanno contributo a tenerlo lontano dal resto del mondo, non mancarono successivamente altri conflitti tra India e Cina (1962) per delimitarne la linea di confini. Storia dei nostri giorni, esattamente nel marzo 2008, i tibetani esasperati dai continui soprusi e dalla negazione di ogni fondamentale libertà , insorsero con una serie di manifestazioni spontanee a Lhasa e in tutto il Tibet. I cinesi risposero con la stessa brutalità : i morti furono centinaia e, a tutt’oggi, si contano oltre 8.000 arresti. La repressione continua. Tutto il paese è nella morsa di una legge marziale di fatto. La tensione è altissima. Temendo nuove proteste in concomitanza con il duplice anniversario, le autorità cinesi hanno chiuso il paese al turismo.
Malgrado l’intervento delle Nazioni Unite, del Congresso degli Stati Uniti, del Parlamento Europeo e gli incessanti appelli della comunità internazionali, I diritti umani del popolo tibetano sono tuttora violati
Diverse personalità hanno dato il loro sostegno al problema tibetano; nel 1989 il Dalai Lama è stato ricevuto da molti capi di stato per la consegna del Premio Nobel per la Pace e in diversi paesi si sono costituiti gruppi a favore del Tibet.
Ivana, come altri cantanti, ha ricordato le sofferenze e i conflitti subiti da questa comunità con la canzone 10 March 1959. Nel 1996 si esibisce davanti al Dalai Lama con questo suggestivo pezzo, con all’interno cori tibetani.
Racconta Ivana:
"Ormai la mia vita è segnata da Buddha. Da quando ho conosciuto il Dalai Lama ho giurato a me stessa che mi sarei presa a cuore la causa dei tibetani, un popolo che dopo l'invasione della Cina, avvenuta oltre 40 anni fa, per poter proclamare la propria fede è costretto a vivere in esilio". A lei il Dalai Lama ha dato incarico di mettere in musica una sua preghiera "Words Of Truth" (Parole di Verità ). "Tutto è nato 3 anni fa con una serie di coincidenze" - racconta la cantante - "A un amico che andava in India chiesi di portarmi una pietra raccolta laggiù e lui in una grotta trovò un sasso con impresso il volta di Buddha. Il caso ha voluto che nello stesso periodo, incontrando dei profughi, conoscessi la drammatica realtà del popolo tibetano. E ne rimasi sconvolta."
"Sentivo queste persone semplici raccontarmi di atrocità e di persecuzioni con il sorriso di chi ha trovato la pace interiore. La prima cosa che mi venne in mente di fare è stato scrivere una canzone per loro. Così è nata "10 March, 1959", un pezzo che parla di un popolo colpito nella loro parte più cara, la loro religione. Durante la "rivoluzione culturale" dal '66 al '76 la Cina ha distrutto tutti i monasteri, ha cercato di cancellare completamente il buddismo dalla faccia del Tibet. Ha raso al suolo i centri vitali di un popolo pacifico per tentare di annientarlo. E la canzone celebra proprio la ricorrenza più tragica per i tibetani: il 10 marzo 1959, infatti, il popolo del Tibet si ribellò chiedendo che i cinesi lasciassero la nazione occupata 10 anni prima e pian piano soffocata nei suoi desideri di libertà , religiosità e coscienza: il risultato fu che la sommossa venne repressa nel sangue. Fonti cinesi parlano di 86mila tibetani uccisi. Migliaia di loro furono sterminati nel Potala, il monastero-residenza del Dalai Lama di Lhasa. Anche le donne pagarono a caro prezzo il loro coraggio : sempre nel 59 scesero in piazza e i cinesi le arrestarono."
"Uscì la mia canzone e dopo qualche tempo ricevetti una lettera: era del Dalai Lama in persona. Mi esprimeva infinita gratitudine per aver cantato il dramma del suo popolo e mi invitava addirittura a cantare per i bambini di Dharamsala, la città in cui ora vive. Ebbene proprio in quell'anno il Dalai Lama venne in Italia e chiese di conoscermi. Così accompagnata dai miei amici Stefano Dallari e Fausto Pirito, arrivai al monastero di Pomaia, il centro buddista vicino a Pisa in cui faceva tappa il Dalai Lama. E lì conobbi l'uomo più dolce e grande che abbia mai incontrato. Avvolto nel caratteristico "bhiksu", la semplice veste rossa dei monaci che lascia scoperto il braccio destro, salutò uno per uno tutti i presenti. Quando venne il mio turno mi sorrise a lungo senza dire una parola. Poi mi strinse forte le mani dove io tenevo la famosa pietra portata dall'India. Lui la vide e la prese tra le mani continuando a sorridere. Mi guardava con affetto e io ero completamente rapita dallo sguardo dolce di quest'uomo che ha fatto della non violenza la usa bandiera. E che per questo è stato insignito nell'89 del premio Nobel per la Pace!" "Questo popolo conserva una pace interiore straordinaria, sono rimasta conquistata dalla loro bontà . Ho cominciato anche ad approfondire i concetti della filosofia buddista pur restando cristiana. Ed è accaduto che il buddismo mi ha fatta diventare una cristiana migliore" "Mi è successa una cosa incredibile: il Dalai Lama mi ha chiesto di mettere in musica una sua poesia. È un grandissimo onore per me. La poesia/canzone si chiama "Words Of Truth", parole di verità , e sarà la "bandiera" del suo progetto di pacificazione del Tibet"
Progetto a cui Spagna partecipa attivamente essendo la presidentessa onoraria della "Casa del Tibet" centro culturale di Vitgno di Canossa nelle colline reggiane.